Sfruttare una emergenza sanitaria ormai rientrata per tagliare definitivamente i servizi in Montagna è qualcosa di intollerabile. Eppure questo sta avvenendo nell'Appennino modenese dove nei Comuni di Montecreto e Fiumalbo, dopo la chiusura forzata nei giorni del lockdown, sono stati ridotti drasticamente, e in modo a quanto pare strutturale, i giorni di apertura degli uffici postali. Una riduzione scellerata, contro la quale giustamente si è espresso anche l’assessore di Fiumalbo Gabriele Nizzi, e che coincide con i mesi turistici durante i quali, per ovvie ragioni, l'afflusso alle Poste è maggiore. E' l’ennesimo esempio di una montagna abbandonata a se stessa nonostante gli sterili slogan utilizzati da Governo e Regione Emilia Romagna. Lo ripeto, vivere in Appennino non può essere un atto eroico. Da senatore di Modena e della Montagna continuerò a battermi per i residenti che continuano ad amare la propria terra e a difenderla con la loro presenza. Il servizio garantito dall'ufficio postale è indispensabile, non si possono costringere i cittadini - spesso anziani che ritirano anche la pensione in Posta - a interminabili ore di code sotto il sole. Su quello che è un vero e proprio sopruso ai danni della popolazione che vive in Appennino, oltretutto legato strumentalmente alla pandemia, presenterò una interrogazione parlamentare.