Il governo giallorosso da un lato ha mantenuto il Decreto sicurezza Salvini che imponeva giustamente un taglio netto dei costi dell'accoglienza degli immigrati da 32,5 euro al giorno a circa 20 euro, ma dall'altro in molti territori a guida Pd le cooperative continuano a gestire le strutture che ospitano i profughi con proroghe a prezzi gonfiati quasi ante-decreto. Lo dimostrano i bandi andati deserti a Modena e gli accordi che la prefettura è costretta a prendere con le singole realtà. Con l'ennesimo bando andato deserto per la gestione del servizio dal primo giugno, la Prefettura ha infatti approvato l'ulteriore proroga agli stessi operatori al prezzo di 28,2 euro, per 9,1 milioni di euro fino al 30 novembre 2020. Un modo per aggirare la legge e per continuare a mantenere un sistema che fa della accoglienza un business.
Eppure a definire "mangiatoia" questo modello di accoglienza non è solo Matteo Salvini, ma sono i fatti stessi. Lo dimostra l'eccezione modenese di Porta Aperta, unica realtà ad avere partecipato al bando con l'offerta di 20 euro a immigrato. Non mi risulta che i loro 68 ospiti siano morti di fame o siano stati accolti in condizioni peggiori rispetto altrove. La verità è che oggi questi clandestini costano ai cittadini italiani più dei beneficiari del reddito di cittadinanza. Una realtà di fronte alla quale sembra esserci un tacito (e conveniente) accordo tra la stragrande maggioranza dei gestori dei centri di accoglienza e che finisce per penalizzare strutture serie e che partecipano ai bandi come appunto Porta Aperta. Sul tema valuteremo se presentare una interrogazione con la richiesta specifica al Governo di escludere dagli affidamenti in deroga chi non si presenta ai bandi